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Nella guerra psicologica che accompagna e talvolta supera per impatto strategico quella combattuta sul campo, i Russi hanno una esperienza secolare che accompagna le vicende storiche degli Zar e delle loro polizie segrete, passando per lo Stalinismo, sino alle sofisticazioni ventennali di Putin, dall’informatica all’Intelligenza Artificiale.

C’è una costante che segna questa esperienza di manipolazione di massa in tempi di guerra, più o meno fredda, ed è l’uso strumentale e l’abuso pianificato del termine PACE.

Gli Zar avevano accanto il clero ortodosso a garantire che tutto l’armamentario teocratico nello sforzo bellico era finalizzato alla pace; Stalin trovò in Picasso, con la sua famosa colomba, il simbolo grafico da imprimere alle campagne per la pace che i vari partiti comunisti diligentemente orchestravano contro gli USA e la NATO in Europa.

Vladimir Putin, allevato nel KGB/FSB ne ha respirato la quint’essenza ed oggi dispone di un apparato di disinformazione, intossicazione mediatica, reti di agenti, sub agenti, utili idioti, mai vista, la cui efficacia si è vista, purtroppo a posteriori, con la Brexit e con l’elezione di Donald Trump.

Le elezioni europee p.v. sono un ulteriore banco di prova di questo apparato con l’obiettivo principale l’Ucraina, ed in subordine la Nato e la coesione degli stati dell’UE.

Così nel 300° della nascita di Emanuele KANT, nato a Konisberg il 22 aprile 1724, oggi Kaliningrad, dove si è tenuto in pompa magna un convegno proprio sul tema della “pace perpetua” che a fine XVIII sec. il filosofo analizzò.

Naturalmente l’interpretazione kantiana data era tutta falsata sulle presunte ragioni di Mosca, con un occhio proprio all’Ucraina, per giustificare il bagno di sangue e le distruzioni immani che il folle piano putiniano ha provocato per inseguire l’incubo della nuova URSS.

Peccato che abbiano saltato le conclusioni che inequivocabilmente traccia Kant, e cioè che: ”Chiedere la pace ad ogni costo significa chiedere la resa!”, e se la si chiede alla parte aggredita salta ogni idea di giustizia, di equilibrio internazionale, in vista poi di una nuova guerra; altro che bandiera bianca papalina: un atto contro l’umanità.

Eppure questa propaganda putinpacifistica trova adepti anche in Italia, e addirittura nelle liste del PD, che un’arruffata Elly Schlein sta confezionando, con la candidatura di Marco Tarquinio, contrario alla difesa armata dell’Ucraina, e non si capisce bene quale destino vorrebbe fosse ad essa attribuito, se non il dominio russo su parte del suo territorio, ed una futura guerra che già si sta preparando in tutte le enclave russofone.

La sua posizione è talmente smaccata da stridere con tutta la politica estera del PD, sempre votata in parlamento, e questa nuova tattica della ricerca di voti a strascico alla Salvini, tutto va bene, “vota non olent” , (come il denaro i voti non puzzano), non credo proprio che porterà bene alla neosegretaria, eletta per fare pulizia e chiarezza. C’è il rischio che molti premieranno la coerenza e la fermezza di altre posizioni, e sulla scheda scriveranno: GIORGIA!    

Francesco Chiucciurlotto   

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